Le figure della violenza di genere

Il laboratorio SPI a Roma sulla violenza di genere, coordinato da Tito Baldini, organizza, in collaborazione con Psicoanalisi e Sociale, la tavola rotonda “Le figure della violenza di genere”.

Coordina:
Tito Baldini, psicoanalista

Relatori:
Sarantis Thanoupulos, presidente Società Psicoanalitica Italiana

Emanuela Quagliata, psicoanalista, coordinatrice nazionale dei laboratori SPI sulla violenza di genere

Teresa Manente, avvocata

Paola Di Nicola. magistrata

Francesco Menditto, magistrato

Maria Novella De Luca, giornalista

Daniela Scotto Di Fasano, psicoanalista

Laura Onofri, presidente Ass. “Se non ora quando”- Torino

Paola Pannicelli, autrice e funzionaria Rai

Giulia Cirenei, laureanda in psicologia

Paolo Baldini, studente facoltà di storia

Evento zoom gratuito, iscrizione obbligatoria.

Data

26 Feb 2023
Expired!

Ora

09:00 - 13:00

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Luogo

Evento zoom

4 Commenti

  1. Antonella taccari
    22 Febbraio 2023

    Sono la presidente di una associazione contro la violenza di genere e operiamo nei 20 comuni del distretto Rieti 2 bassa sabina vorremmo partecipare alla vostra tavola rotonda

  2. antonella taccari
    2 Marzo 2023

    salve, sono antonella taccari presidente dell’Associazione Cerchio+ una odv contro ogni violenza di genere. Ho partecipato alla Tavola Rotonda domenica scorsa.
    L’amministrazione del Comune di Monteleone Sabino ha chiesto alla nostra Associazione di poter organizzare un evento sul tema per sabato 11 marzo dalle ore 15 in poi. Mi chiedevo se fosse possibile che qualcuno di voi portasse il suo contributo, in quanto mi è molto piaciuto il taglio dato alla Tavola Rotonda e potrebbe essere utile farsi conoscere e affrontare la tematica dando un taglio diverso allontanandosi dai luoghi comuni. Potete farmi sapere? grazie
    antonella taccari

  3. Concetta Rotondo
    10 Marzo 2023

    Vorrei ringraziare tutti i relatori perché è stata una mattinata molto interessante, ricca di interventi e spunti di riflessione.
    Ho pensato alla violenza delle parole, alle espressioni violente che tanto sentiamo nelle aule e nei corridoi delle nostre scuole.

    Parole cariche di violenza a cui troppo spesso anche gli adulti si sono anestetizzati, “le parolacce le dicono tutti e tra ragazzi queste cose succedono ….., se ne dicono di tutti i colori…. tanto nessuno si offende ….” mi sono sentita spesso ripetere dalle insegnanti nei consigli di classe; penso invece che sia necessario chiamare le cose con il proprio nome: le ingiurie, le offese sono altre forme attraverso cui la violenza si esprime; le parole possono essere pietre che scagliate contro qualcuno possono fare tanto tanto male.

    Se queste forme di violenza vengono tollerate da parte di tutti rischiano di trasformarle in forme invisibili di violenza e diventano difficili da trattare, bisogna fare emergere queste forme di violenza; la rabbia, la violenza va trattata per poter essere poi trasformata. La mente evacua nell’altro emozioni angoscianti che non può trattenere. Occorre portare pensiero la dove è assente, perché quando il pensiero regredisce e assume forme primitive c’è la violenza sull’altro e sull’ambiente, la sopraffazione del più forte (si fa per dire!) sul più debole.

    Si è parlato di scuola e allora penso agli interventi che si possono fare nella scuola con il gruppo classe. Il gruppo dei pari in adolescenza è un organizzatore psichico, il gruppo classe può diventare una preziosa risorsa educativa e didattica, un attivatore di pensiero che permette di pensare, esprimere pensieri riferiti, in questo caso, a stili di comportamento, relazionale, che se non pensati possono sfociare in violenza verbale o agiti. Ed ecco che così il gruppo classe assume un funzionamento primitivo di tipo branco che denigra il diverso, attacca il debole, lo rifiuta, attacca la convivenza civile.

    Utilizzando tecniche e strumenti adeguati di intervento con il gruppo classe il gruppo con un funzionamento tipo branco può essere traghettato verso un gruppo evolutivo capace di attivare una funzione riflessiva, di tollerare le differenze, la pluralità dei diversi punti di vista, di assumere un pensiero democratico.

    Si diceva che c’è bisogno di un tempo e l’adolescenza può rappresentare il tempo ideale perché
    si tratta di un momento dello sviluppo in cui il cervello è massimamente plastico e flessibile pronto a ricevere nuovi stimoli e sviluppare nuove competenze cognitive ed emotive.

    Allora così anche all’istituzione scolastica può dare un suo notevole contributo nel coltivare e affermare la cultura del rispetto, della legalità, della convivenza civile.

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