(a cura di Virginia De Micco, Coordinatore Nazionale GruppoPER)

Immaginate di essere aggrappati ad uno spuntone di  roccia proteso su un abisso oppure di essere sospesi ad una corda mentre il mare sotto di voi si gonfia e ondeggia paurosamente: per un tempo incalcolabile non sarete altro che una mano-roccia, una mano-corda, senza passato senza presente senza futuro… quando potrete tornare a vivere, a respirare, a pensare sarà rimasta una zona disanimata e morta, una ferita muta che attenderà di essere ‘intesa’ da un altro apparato psichico che voglia accoglierla.

Psicoanalisti PERÈ di queste vite sospese che il gruppo PER (Psicoanalisti Europei per i Rifugiati) della SPI, composto da più di cento soci presenti in 11 centri su tutto il territorio nazionale, si occupa, mettendo a disposizione competenze a cui possono attingere istituzioni pubbliche, ONG, associazioni di volontariato, gruppi di lavoro autonomi di psicoterapeuti. Il fenomeno migratorio costituisce una neo-esperienza psichica per tutti i soggetti coinvolti, fatto di relazioni da costruire sulla soglia di mondi culturali in trasformazione, mondi che diventano instabili e precari sia per coloro che richiedono asilo e protezione che per coloro che li assistono.

Intende promuovere un pensiero psicoanalitico profondamente implicato nelle trasformazioni sociali e antropologiche del nostro tempo, legate alle migrazioni, riflettendo su soggettività in transito tra esperienze primarie di sofferenza e di sradicamento, in un lavoro per la salute psichica sia di coloro che fuggono da guerre, genocidi, povertà, sia delle popolazioni locali che si sentono minacciate e impaurite dalla convivenza con chi nella sua disperazione appare da un lato così intimo, dall’altro così straniero.

Contenuti