Essere Joseph
Nel 1978 il governo del Burkina Faso concede a Joseph Compaorè una borsa di studio per venire in Italia, a Padova a laurearsi in medicina. Lui ha una famiglia numerosa e, sicuramente, arriva in Italia portando grandi aspettative. Si blocca al secondo anno di medicina; Prova almeno a conseguire il diploma di infermiere, ma, evidentemente, il blocco è già diventato una paralisi che lo esclude dalle aspettative che ha portato con sé in Italia. Inizia una vita di vagabondaggio e arriva a Roma dove si insedia presso l’area cani del laghetto della via Olimpica a Tor di Quinto. Qui rimane per oltre 25 anni, inavvicinabile, costruendo intorno a sé una trincea alta di giornali e vagando ricoperto di un telo di plastica “perché la sua pelle era trasparente e si potesse vedere che non aveva organi interni”. Un gruppo di volontari lo aiuta prima con un ricovero obbligatorio (TSO) poi aiutandolo a trasferirsi in una clinica e finalmente presso le suore di S. Teresa di Calcutta a Coelio. Ci rimane circa un anno e recupera buone capacità di relazione finché non è possibile inserirlo presso il Centro Don Calabria a Boccea dove è tuttora ospite. Intanto ha ripreso i contatti con i familiari e il fratello Theodore è venuto a trovarlo. Recentemente viene a trovarlo per la seconda volta la sorella Noellie e ci porta una lettera che, nel periodo della crisi, Joseph scrisse ai familiari. Il video è l’incontro di Joseph con sua sorella e, sullo sfondo, una lettera che lui scrisse quando le aspettative che lo schiacciavano cominciavano a sgretolarsi.
Grazie di questa testimonianza per non dimenticare quanto rispetto , empatia e competenza sia necessaria per avvicinare vite diverse, storie di rotture e frammenti che tuttavia ci appartengono sempre.
per non dimenticare coloro che sono lontani da noi eppure a parlarci così vicini!!!
Grazie ancora
Giovanna Montinari